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 Mazinger Edition Z - The Impact reinventa la narrazione del piu famoso anime di Go Nagai. E' una serie di 26 episodi che sperimenta dinamiche narrative molto frequenti nelle serie tv, tentando di proporre un anime che possa interessare sia i più giovani (è sempre un 16+) sia i consumati estimatori del genere robot contro l'apocalisse di turno. 



 L'uso dei feedback, l'intreccio delle storie in cui si avvicendano colpi di scena e cambi di campo su un immaginario scacchiere per l'acquisizione del potere energetico assoluto della energia fotonica, la riuscita capacità di intessere giochi di specchi e inganni fra i protagonisti rendono la serie non facile di prima assimilazione e non per tutti i palati. La digestione visiva è superlativa, con qualità e cromatismi capaci di risaltare sugli schermi di ultima generazione in modo molto generoso. Non mancano i momenti comici o le allusioni sessuali da sempre caratterizzanti gli anime e la presenza di tanti personaggi secondari arricchisce la trama e la narrazione che altrimenti risulterebbe banale come le vecchie serie originali. 



La riflessione sulle potenzialità della tecnologia ma soprattutto della scienza intesa come massimo sapere cui l'uomo può attingere sono sempre un fulcro intorno al quale viene costruita la narrazione, non difforme da tanti altri anime. L'uso pacifico della energia del futuro è sempre auspicato. 

Altro tema caro alle anime giapponesi è la conflittualità familiare. Mazinger Edition Z non si sottrae, mostrando cambi di prospettive a seconda dei protagonisti. Cosi come il bene e il male sono offerti in chiave non moralistica ma come posizioni in opposizione necessarie al conflitto, cosi le azioni dei vari membri della famiglia Kabuto, ideatrice della costruzione del robottone, assumono nella lettura generale della trama, svelata solo nel finale, una valenza diversa.  Non mancano momenti di dialogo interiore dei protagonisti e antagonisti, resi con maggiore spessore e questo è un altro espediente preso dalle serie tv non animate. Il dualismo su più livelli del malvagio barone Ashura si presta a più livelli di decodifica a seconda dell'età dello spettatore.



La mitologia infine viene usata di rinforzo alla narrazione, fondendo il mito e il mecca, il passato e il futuro, il divino e il meccanico riuscendo a dare nuovo slancio all'universo alternativo di Mazinger Edition Z. Del rapporto fra Mazinga Z e Zeus lasciamo la scoperta agli spettatori. Non c'è una continuity con le storie antecedenti questa serie reinventa alcuni personaggi, lasciando il ruolo fisso dell'eroe a Koji Kabuto, come sempre.

La serie progredisce in modo non lineare e compie dei balzi narrativi colmati solo nei prosieguo degli episodi.  Difficile che risulti appassionante per un pubblico giovanissimo.

Early Season report

E’ in corso una (delle tante) nuova serie fantasy: Shannara, tratta dai romanzi di Terry Brooks scritti a cominciare dal 1978. L’attuale serie è la riproposizione del libro dei primi anni 80, il secondo della prolifica serie sulla dinastia degli eroi della casata degli Shannara. La riproposizione in chiave cinematografica di intere saghe letterarie mainstrem è stata sdoganata dal successo planetario ottenuto dal Trono di Spade. Un successo per l’opera più famosa di Martins da far anticipare, forse, nella serie tv particolari della storia inediti. La differenza in velocità di realizzazione fra lentezza produttiva del cartaceo rispetto alla rapida messa in scena televisiva (ma di qualità e budget cinematografici) avvantaggerà sempre di più le lunghe saghe tematiche, rendendo il lavoro di sceneggiatura più leggero. Il budget risparmiato in sceneggiatori viene cosi destinato alla cura del dettaglio visivo, per rendere un’esperienza visiva sempre più coinvolgente e fidelizzante. Se nel Trono di Spade il plus è nei costumi, nelle nudità generose di professioniste del settore e nel numero delle comparse (cresciuto con il progredire delle stagioni della serie) nelle Cronache di Shannara è la computer graphic 2D e 3D ad essere pantagruelica.
Le Cronache di Shannara è ambientato in un futuro millenario post apocalittico. L’uomo ha dato luogo a mutazioni “magiche” popolando il mondo anche di gnomi, nani e troll. Gli elfi rimangono, da copione una specie apparte. I demoni sono il risultato dell’uso della magia. La visione è quindi manicheistica: esistono il bene e il male con una buona quota di predestinazione, ma la maggior parte degli abitanti della Terra è scettica e molto pragmatica. Poca violenza e niente sesso, anche se i protagonisti vivono tutti gli aspetti dell’affettività. Una serie pensata quindi per lo stesso pubblico adolescente e nerd che percepisce la differenza fra le orecchie di un elfo e quelle di un mezz’elfo. Brooks fu accusato nel 1978 di aver plagiato Tolkien. In realtà paga debito maggiore verso il gioco di ruolo Daungeons and Dragons (DaD) diffusosi a livello mondiale proprio nei primi anni Ottanta. Le Cronache di Shannara mostrano anche una certa somiglianza con imeccanismi narrativi della serie televisiva fantascientifica (ancora in corso) Defiance, in cui l’apocalisse e le nuove razze (una molto simile a quella elfica) vengono causate da alieni spaziali. Costante come nella maggioranza della produzione dedicata ai giovani adulti recente è la centralità delle figure femminili, dalle cui scelte si formano o dissolvono destini collettivi se non cosmici. Che siano coraggiosi prometei in gonnella, seduttrici non morbose o figure messianiche il peso del mondo è posto sulle loro spalle. A riguardo di personaggi femminili coraggiosi ma fragili è doveroso ricordare la capostipite seriale Buffy l’ammazza vampiri.
Il ruolo del contenitore, del mentore fiducioso e iniziatore è affidato alla Natura non antropizzata. “Naturalmente” sempre poco ascoltata dai più. Infine al maschio il venir coinvolto negli eventi senza averlo sempre scelto con una certa lentezza nell’entrare in partita. Se quindi non brilla per creatività letteraria le Cronache di Shannara ha il pregio di essere un vero spettacolo per gli occhi sia nella descrizione di ciò che è rimasto della nostra attuale civiltà dopo l’apocalisse sia nel proporre atmosfere d’effetto al pari dei migliori giochi per piattaforma. Non solo: l’influsso delle spettacolari immagini sviluppate dai disegnatori del gioco di carte Magic è evidente.
La storia è raccontata con suspance e mestiere, difficile che annoi. Un ottimo risultato nel complesso. Da una serie in cui la magia e la conoscenza di se stessi sono il cardine di ogni azione ci si sarebbe aspettato una maggiore narrazione creativa.
(A cura di Luigi Starace, Manfredonia 03 febbraio 2016)

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