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1968, Dagenham, Essex. La fabbrica della Ford dà lavoro a 55mila operai e a 187 donne, addette alla cucitura dei sedili per auto in un'ala fatiscente, dove si muore di caldo e piove dentro. In seguito ad una ridefinizione professionale ingiusta e umiliante, che le vorrebbe "non qualificate", le operaie danno vita con uno sciopero ad oltranza alla paralisi dell'industria e alla prima grande rivendicazione che porterà alla legge sulla parità di retribuzione.


Cinema dei diritti
"Siamo donne, non potete farci domande cosi banali!"

Gli uomini escono con le ossa rotte dalla visione della commedia british che di vintage ha l'ambientazione e i costumi, ma non le istanze di un uguaglianza che fatica ancor oggi a compiersi, basti pensare ai diritti per la gravidanza che partono dalla "tolleranza" del privato verso la maternità delle assunte. Sono ancora vive le testimonianze della giornata contro la violenza sulle donne.




Il film con leggerezza stempera il conflitto fra i sessi a partire dall'ambiguità del titolo, che sintetizza bene il non detto dell'universo maschile in risposta alle richieste di parità.









Commedia nera tratta da un romanzo di William Kempley L'ordinateur des pompes funèbres è il racconto della metamorfosi del colletto bianco grottesco Fred Malon, un impiegato in una compagnia di assicurazioni, che ribalta i paradigmi della propria vita a partire dall'uso dei numeri per riconquistare una passionalità desiderata ma mai ottenuta nella propria vita. Inizia con il calcolare le probabilità di incidenti domestici per pianificare con successo la morte della propria moglie Gloria, vessatoria, denigrante ed emotivamente indisponente.




Nel frattempo Fred diventa l'amante della propria sensuale e disinibita segretaria Charlotte, assistente al "calcolatore" ormai diventato indispensabile: continuerà ad usare il metodo statistico per farsi strada e ottenere prima la morte del suo collega Pierre, per liberare la moglie di lui, Louise, ottima cuoca ma che si rivela senza appetiti e fantasie sessuali: -Ma occorre spogliarsi, non prenderemo freddo? - sono le parole di Louise per il seduttore.

Fred viene costretto dagli eventi e dalla alleanza fra le due donne, che nel frattempo si sono conosciute per caso, alla convivenza con entrambe: un triangolo perfetto di cibo ed eros, almeno dalla prospettiva di Fred, che si autodefinisce un montone e come tale viene "cucinato" dalle due donne fino all'esaurimento nervoso programmato. Prima viene costretto ad eliminare il diretto superiore in ufficio per prenderne il posto con un agire poco prudente agli antipodi con le strategie manipolatorie dei primi due omicidi. Fred si sente un maschio alfa e l'uscita dal ruolo di dipendenza dalle due donne del triangolo decreta la fine del medesimo. Il potere che prende il posto dei bisogni non viene tollerato da Louise e Charlotte.


Sempre più vittima che carnefice Fred finisce per subire il suo medesimo metodo e viene spinto all'esaurimento nervoso e alla soglia del licenziamento dalle attenzioni sempre più ossessive delle due donne, che di fatto costituiscono una coppia ben affiatata capace di invertire i ruoli di donna materna e amante con il successore nel triangolo e collega di Fred. Al montone ormai cotto a puntino non rimane che confessare i suoi omicidi, ma non viene creduto e finisce in manicomio sotto le cure di una giovane psichiatra. Ormai in conflitto con ogni figura femminile e paranoico Fred uccide la psichiatra con la dinamite e rasserenato rientra in casa sua.

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First episode of the first official season of The FREQ Show! In this premiere episode (which also features The FREQ Show's new shorter, more focused format), we examine the issue of "marketplace feminism." Is there a problem with corporations marketing certain shoes, yogurt, or breakfast cereal as inherently "feminist" or "empowering"? Anita breaks it down for you in Feminism for Sale in Aisle 4!

I film L’ora del lupo e Il rito sono stati girati nella seconda metà degli anni 60 e vengono considerati minori, soprattutto dalla critica europea. Vincenzo Totaro spiega quanto sia erronea questa catalogazione.

 L’ora del lupo (Vargtimmen) Svezia 1966/1968 di Ingmar Berman, con Max Von Sydow, Liv Ullman, Erland Josephson, Ingrid Thulin

Film controverso  appartenente alla fase calante di Bergman prima della rinascita degli anni settanta, denso di elementi autobiografici. Il film riesce a fare molta paura. Con pochi tocchi e un ritmo lento, ossessivo, a tratti esasperante. Qui si riprende e riaggiorna il cinema espressionista. Il risultato è a tratti folgorante con sequenze che riescono a mettere i brividi così, scollate dal contesto; non c’è bisogno di vedere e capire il resto, fanno paura e basta, proprio come le immagini che degnamente popolano gli incubi e significano solamente sé stesse.Quanto basta per accusare il film di eccesso estetizzante, ma l’immagine, in un film del genere, è tutto. Va caricata, esasperata in senso espressionista. I volti divisi dalle luci e dalle ombre, quei contrasti che rendono tutto straniante e irreale. Sven Nykvist fa, tanto per cambiare, una fotografia stupendamente contrastata e questo rende il compito di Bergman più facile. Se proprio vogliamo trovare un difetto, possiamo riferirci alla incostanza di Bergman nel registro onirico. Non ha sempre i tempi e le intuizioni giuste e se nella breve distanza se la cava alla grande, nelle sequenze più lunghe perde qualche colpo (in questo perde la sfida a distanza con Epstein e con il Dreyer di Vampyr). Si tratta comunque di una puntualizzazione un po’ forzata che non sminuisce il valore del film. 
bergman2In una sequenza il protagonista afferma che il tempo, certe volte si ostina a non trascorrere; si mette così a contare i secondi fino a raggiungere il minuto e il film si ferma così, aspetta per un minuto prima di riprendere la notte popolata di incubi e vampiri. Chiaramente debitore del Vampyr di Dreyer nonchè di una lunghissima schiera di film del periodo muto non solo espressionisti, ma anche appartenenti alla prima avanguardia e al surrealismo. L’isola pare un luogo ideale per materializzare gli incubi interiori e il terrore scorre irrazionale e incalzante nella notte come nel giorno.
Per molti critici questo è l’inizio della mancanza d’ispirazione del regista,  ma auguro a tutti gli autori di avere mancanze d’ispirazione di questo genere …

Il rito (Riten) Svezia 1969, di Ingmar Bergman, con Ingrid Thulin, Gunnar Bjornstrand, Erik Hell, Anders Ek, Ingmar Bergman

L’arte e il suo contrario . L’arte è il suo contrario (replay) in questo film arrabbiatissimo di Bergman. Con PERSONA l’autore scandinavo aveva alzato il tiro, nascondendosi dietro un generico quanto fuorviante intimismo; qui lo scontro è frontale. L’arte e la morale si scontrano senza esclusione di colpi; l’arte ha dalla sua l’utilizza forsennato e abbacinante della sessualità, sovraesposta e pronunciata; la morale comune ha potenza carsica e sgretola l’arte dall’interno, svuotandone contenuti e contenitori. Gli attori sono simbolo di pienezza rituale ma insidiati dalla morale comune diventano poveri depressi capricciosi e un po’ maniaci, dei vuoti a perdere, patetici e grotteschi.Il giudice, dal canto suo, vacilla di fronte alla mutaforme Thulin e scopre il peggio ( o forse il meglio nel senso di vero ) di sè.
Allora c’è il bisogno di una confessione e il caso vuole che il confessore sia lo bergma3stesso Bergman. Molti hanno speculato sulla distanza presunta tra Bergman e il suo personaggio, ma hanno tralasciato un piccolo, fondamentale, particolare: non si tratta di una confessione ma di un colloquio e il frate che ascolta tutto in silenzio non giudica, ma si volta dall’altra parte.  Il frate non impersona la morale comune e l’oppressione come si può facilmente dedurre, ma è un guardiano della soglia stanco e forse un po’ annoiato. Accompagna il giudice dall’altra parte,  e dall’altra parte c’è l’arte che scandalizza perchè al suo opposto c’è sempre qualcuno che non vede l’ora di scandalizzarsi.


Fare una buona commedia è difficilissimo, fare una buona commedia in Italia è un’impresa titanica, condizionato così com’è ormai il cinema Italiano da cinepanettoni, filmetti per teenager e commediole atte solo a far cassetta… Riuscire a fare una commedia che sappia dire qualcosa di nuovo, che sappia raccontare una bella storia, dei personaggi memorabili, in una cornice meravigliosa è un qualcosa di così raro che non credo che debba sfuggire… “La kryptonite nella borsa” è una di quelle sorprese piacevoli in un panorama cinematografico che tende alla noia ed alla monotonia… In una Napoli anni ‘70 che non sa né di camorra né di spazzatura, recuperando la sua naturale vocazione ad essere scenario di piccoli grandi racconti familiari, ecco che si muove una famiglia decisamente fuori dai canoni, una di quelle famiglie che ora si chiamerebbe “disfunzionale”, ma che più comunemente la potremmo definire sgangherata: un ragazzino miope e timido, una madre depressa, un padre fedifrago ma amoroso verso il figlio, nonni, zii “alternativi”, maestra e amici… 

Un guazzabuglio umano tenero e fragile, divertente e verace, raccontato con una delicatezza favolistica direi quasi francese (un po’ più di quasi specie nell’introduzione, molto “Amelie”) Un film che sa dosare tenerezza e comicità, immaginazione e realtà, con un cast formidabile (in primis degli eccezionali Valeria Golino e Luca Zingaretti), regalando quasi 2 ore di film da ricordare… Qualche piccola sbavatura nella trama, forse, ma sinceramente, al netto del piacere di un bel film, si può perdonare. 




The amazing Haley Reinhart is reimagining Britney Spears' "Oops!... I Did It Again," as if it was written for another icon -- Britney's idol Marilyn Monroe -- decades ago. Scott Bradlee’s Postmodern Jukebox: http://postmodernjukebox.com/ https://www.facebook.com/postmodernju... The Band: Haley Reinhart http://www.facebook.com/haleyreinhart http://www.instagram.com/haleyreinhart http://www.twitter.com/haleyreinhart Adam Kubota - bass http://www.facebook.com/adamkubotabass Lemar Guillary - trombone Mike Rocha - trumpet Jacob Scesney - sax http://www.instagram.com/jsayswho Tony Austin - drums Scott Bradlee - piano http://www.facebook.com/scottbradleem... http://www.instagram.com/scottbradlee http://www.twitter.com/scottbradlee Our home on the web: http://www.postmodernjukebox.com

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