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Paquita y todo le demàs di David Moncasi (http://www.paquitaytodolodemas.com). 
“They say the worse that can happen to a mother is to lose a child. I do not agree: it is much worse to have a sick child with no hope of recovery and see him suffer every day”.



Paquita is telling us this, a 62 year old woman whose son is schizophrenic. Paquita and Cristian open the doors to their world though their own filming. The outcome is a moving and rue portrait of how it is to live with a mentally disturbed member in the family.



PAQUITA Y TODO LO DEMÁS (2010) from david moncasi on Vimeo.

Manfredonia – SI svolgeranno il 17, il 19 e il 21 settembre a Manfredonia, con inizio alle ore 18.00, presso l’auditorium di Palazzo Celestini, le proiezioni in concorso della sezione “La mente al cinema”, ultima tappa degli eventi collaterali della scorsa edizione del Festival del Cinema Indipendente di Foggia, prima di entrare nel vivo dell’XI edizione in programma a dicembre. Il progetto – dedicato alle opere filmiche sul disagio mentale, per contrastare lo stigma sociale e il pregiudizio – è il risultato di una collaborazione triennale fra il Festival, la Cattedra di Psichiatria di Foggia e l’associazione “Stigmamente, Arte, Media e Psichiatria sullo Stigma e la Diversità”.


La tre-giorni di proiezione è articolata in tre categoria: si comincia domani, sabato 17 settembre, con “Mind”, che prevede la proiezione di opere, a vario titolo, dedicate al rapporto tra cinema e psiche (Paquita y todo le demàs di David MoncasiHertz di Giovanni Sinopoli; Dietro le cose di Antonello NovellinoMetabar di Giorgio Laveri. Proiezione fuori concorso: Scivoli per la mente di Luigi Starace, realizzato da Stigmamente, Arte Media e Psichiatrica con il patrocinio dell’A.Re.S. Puglia).



Lunedì 19 settembre sarà la volta di “Dark Side“, categoria dedicata al lato oscuro dell’uomo, lontano da ogni banalizzazione sulla salute mentale (Intercambio di Antonello NovellinoI bambini hanno gli occhi di Antonio De PaloTerrible Truth di Angelo Giuseppe CapassoAlter di Francesco Guasconi. Proiezione fuori concorso de “L’isola analogica” di Francesco G. Raganato,documentarista e giurato della sezione Humanites).

Si conclude mercoledì 21 settembre con “Humanity”, per affrontare il tema dell’umanizzazione della medicina e del rapporto medico-paziente (Oliver di Andrea MartelliSofia di Carlo SironiCrooked Beauty di Ken Paul Rosental. Proiezione fuori concorso: Lilli di Filippo Ticozzi, filmaker e giurato della sezione Humanities).

Tra le partnership che sostengono l’iniziativa: Comune di Manfredonia, SIPS- Società Italiana di Psichiatria Sociale; Cinemadonia.it – Parlare di cinema e cultura a Manfredonia, l’Ordine dei Medici Provinciale di Foggia e il Liceo Lanza di Foggia. Responsabile organizzativo della sezione “La mente al Cinema”, Luigi Starace, Direttore Stigmamente.it, Arte e Psichiatria sullo Stigma e la Diversità. Tutti i dettagli su www.lamentealcinema.it



L'isola analogica
Sinossi: L'Isola Analogica racconta alcune curiose vicende che hanno avuto luogo ad Alicudi, un'isola delle Eolie. Leggende, allucinazioni, usanze e superstizioni, causate dal consumo accidentale di segale cornuta, la pianta da cui si ricava l'LSD.



Ecco la motivazione che ha portato la giuria de La Mente al Cinema IV ed il premio come Miglior Scrittura per documentario:
L'isola analogica It. 2007 di Francesco G. Raganato (28'). Il capolavoro di Francesco G. Raganato (Copertino, 1978). 

Miglior Film alla IV Edizione del Festival del Cinema Invisibile di Lecce (2009), è stato realizzato - per ammissione dello stesso autore - con "una telecamerina e due lucette". Il miglior cinema emergente italiano dimostra profondo amore cinefilo. Malick ed Antonioni sono qui presenze di fondo, ma per cifra narrativa è piuttosto il Peter Weir degli esordi austrialiani a rivivere in questo film, che soprattutto nei suoni della natura (efficaci le musiche di Massimo Carozzi) si avvicina alle inquietudini de L'ultima onda. 
La fotografia, dello stesso regista, ed il montaggio connotativo di Johannes Hiroshi Nakajima individuano il punto di fusione fra storia e racconto, ibridando il come ed il cosa all'interno di una dialettica virtuosa, quintessenza della stessa idea di cinema. 
In certi passaggi ha la pregnanza dell'opera di genere, come nel grande esordio de L'anticristo (1974) di Alberto De Martino, che ugualmente legava il fantastico a radici di rimosso culturale, cioè appunto su base analogica. Frutto di una visione, segno di un talento registico purissimo, nel geco che circolarmente lo delinea esprime, forse, il disagio di una nostalgia narrativa che meriterebbe conforti produttivi adeguati.


VIDEO INTEGRALE






Francesco Giuseppe Raganato è un autore che ha trovato la propria risposta esistenziale e proposta visiva al dualismo fra l'esprit de finesse e l'esprit de géométrie. Francesco riesce a dire cose interessanti, trattare argomenti non consueti (quanto non francamente insoliti) e affascinare lo sguardo dello spettatore nella stessa opera. Francesco esprime un pensiero cinematografico, quindi complesso, dopo una lunga decantazione delle res humanae: prova ne è la bonomia con la quale sceglie di proporre la microstoria, filigrana di autentico sensibile talento.



1) Il momento in cui hai deciso che saresti diventato un regista
Quando a 10 anni mio padre in chiesa mi piazza in mano la telecamera per riprendere la prima comunione di mio fratello, poiché lui e mia madre dovevano accompagnarlo all’altare. Mi sono incantato a riprendere gli effetti di luce che filtravano dal rosone della navata centrale e ho perso il momento clou…

2) La tua idea di cinema
Raccontare storie che rimangano nella memoria collettiva.

3) Il modello di macchina con cui giri
A seconda delle produzioni cambiano i modelli di macchina; la mia preferita rimane sempre la storica Canon XL1s, anche se oggi giro solo con Canon 5d Mark II (ma con ottiche Nikon). Amo le immagini “pastose”.

4) Gli autori che ti hanno influenzato maggiormente
Quelli con uno stile immediatamente riconoscibile, ce ne sono tantissimi, ne cito solo tre internazionali (Malick, Haneke, Herzog) e tre italiani (Scola, Antonioni, Fellini)

5) Il film (altrui) che avresti voluto girare tu
Uno tra i tanti, “Una giornata particolare”, credo sia un gioiello di misura e profondità, con Mastroianni e la Loren in stato di grazia e movimenti di macchina semplici e poetici.

6) Il tuo spettatore ideale
Quello che non si accontenta (e che dopo mi viene a fare le domande)

7) La volta in cui avresti voluto mollare tutto (e il motivo per cui non l’hai fatto)
Penso di mollare tutto abbastanza spesso, tra un lavoro e l’altro soprattutto, poi però penso che non sarei veramente capace di fare null’altro e non mollo. Ma e’ dura, molto.

8) Un regista emergente che consiglieresti
Piu’ che “un regista” consiglio “una regista”, Chiara Idrusa Scrimieri, salentina, i suoi lavori hanno una leggerezza che le invidio molto.

9) Il progetto a cui stai lavorando in questo momento
Un documentario per Rai3 girato a Zamboanga nel sud delle Filippine, dove c’è un signore italiano che ha avuto un’idea utopica quanto fallimentare (ma sostanzialmente molto buffa): insegnare lingua, cultura e cucina italiana nel bel mezzo della giungla equatoriale. Mi fa pensare al Fitzcarraldo di Herzog…

10) Un giudizio su CinemaDonia
Buongustai, non c’è che dire. 


Filmografia su Cinema Italiano



Il voluminoso numero di 76 pagine di Ottobre è scaricabiel gratuitamente qui:


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Diari di Cineclub
Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica
XXIV premio Domenico Meccoli “ScriverediCinema” Magazine on-line di cinema 2015 Responsabile Angelo Tantaro Via dei Fulvi 47 00174 Roma 
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Comitato di Consulenza e Rappresentanza
Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castellina, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis Hanno collaborato, per questo numero, in redazione Maria Caprasecca, Nando Scanu
il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo
la pagina di Wikipedia di Diari di Cineclub è curata da Adriano Silvestri
potete proporre notizie dai Circoli e promuovere iniziative inviando mail a: 
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la testata è realizzata da Alessandro Scillitani
grafica e impaginazione Angelo Tantaro

I nostri fondi neri:
Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono volontari, il costo è zero e viene distribuito gratuitamente

In questo numero:
Quando le vittime della caccia alle streghe erano i Circoli del Cinema. Stefania Brai;
Cinema e device. Alberto Castellano;
Chiude al Pigneto a Roma la sede nazionale della storica FICC. DdC;
Americanatas. Natalino Piras;
Jeanne Moreau. Il nostro ricordo della più grande. Nuccio Lodato;
Jeanne, Jules e Jim (e, naturalmente, François). Marino Demata;
MEDIR. Si inaugura un nuovo festival. Enzo Lavagnini;
Synchronicity: un meraviglioso, inaspettato film d’atmosfera. Giacomo Napoli;
Laurel & Hardy, donne e…guai. Enzo Pio Pignatiello;
Preacher. Il fumetto che piace. Perché? Davide Deidda;
Addio a Elsa Martinelli, diva controvoglia. Stefano Beccastrini;
Giufà Produttore Cinematografico. Franco La Magna;
A shot in the dark:
·         Una poetica di disillusione e sconfitta. Jean-Claude Izzo e il cinema. Roberto Chiesi;
·         «Persona informata sui fatti». De Cataldo e le mafie capitali. Nuccio Lodato;
La scenografia kitsch di Arancia meccanica. Fabio Massimo Penna;
Elvira de Hidalgo, l’insegnante di musica che scoprì Maria Callas. Orazio Leotta;
74. Mostra del cinema di Venezia
·         Venezia 2017 divisa fra tradizione, innovazioni e scelte d’autore. Nino Genovese;
·         My Generation di David Batty. Elisabetta Randaccio;
·         La Vita in Comune di Edoardo Winspeare. Adriano Silvestri;
·         La grande visione della Spettatrice Qualunque. S.Q.;
·         Il Leone si mangia pure Cannes. Catello Masullo;
·         Il cinema italiano alla 74. di Venezia. Simone Emiliani;
·         Il cratere. Giulia Marras;
·         The great beyond. Sergio Sozzo;
·         Quel nudo in piscina esprime coraggio. Michela Manente;
·         Le città invivibili. Bulli ed eroi nella filmografia di Caligari e Mainetti. Paola Dei;
·         “Ridateci i soldi” l’iniziativa del Codacons alla Mostra di Venezia. Carlo Rienzi;
·         Il nostro tappeto rosso. Abbiamo incontrato. Autori vari;
Achille Gaspari, il sarto socialista di Clark Gable a New York. Antonino Orlando;
Scarface (Lo sfregiato) di Howard Hanks e Richard Rosson (1932). Giuseppe Previti;
Il filo di Arianna al Sardinia Film Festival: dalla Svizzera alla conquista del Bosa Animation Awards. Salvatore Taras;
Dalla tecnologia al cinema techno. Carmen De Stasio;
Spettri di Gramsci. Alice Curridori, Davide Deidda, Danilo Loddo, Antonio Loru, Michele Sanna;
Easy - un viaggio facile facile. Giulia Zoppi;
Terramare. Marco Antonio Pani;
Karen Šachnazarov: non solo maestro di cinema. Carlo Fredduzzi;
Il regista e direttore della Mosfilm Karen Georgievi Šachnazarov in Italia. Francis – Smith Galina
Dunkirk:
·         La ritirata di Dunkerque secondo Christopher Nolan. Andrea David Quinzi;
·         Dunkirk di Christopher Nolan: riscrivere il tempo. Silvia Lorusso;
·         Il film Dunkerque strumentalizza la storia. Àngel Quintana;
Il profumo di pesche: il nuovo film che vorrei fare. Laura Halilovic;
Stregati da un ciak. Lucia Bruni;
Luis Fonsi, despacito ft. Daddy kane. Massimo Spiga;
Sense8 di Lana e Lilly Wachowski: l'importanza dell'empatia. Ilaria Lorusso;
Diari di Cineclub | YouTube. Nicola De Carlo;
Alessandro Momo. Virgilio Zanolla;
Cineclub “Claudio Zambelli” di Boretto (RE). Giancarlo Zambelli;
E i sindacati stanno a guardare! La bustina del dott. Tzira Bella;
La Liubimovka. Irene Muscarà;
Lyda Borelli in mostra a Venezia. Giuseppe Barbanti;
To the Bone. Il male di vivere. Giorgia Bruni;
Voci nell’ombra XVIII edizione dedicata a Manlio De Angelis e alla sua famiglia. Tiziana Voarino;
“One plus one” di Godard. il diavolo suona con gli Stones. Andrea Fabriziani;
Spazio 5: la fotografia come memoria collettiva e interpretazione della realtà. Stefano Macera;
Abbiamo ricevuto: “La rena dopo la risacca” il noir di Giuseppe Tirotto. Antonio Maria Masia;
Stalker: “attraverso” o “fra” infinite possibilità. Massimo Esposito;
Via dal prodotto. Stefano Pierpaoli;
E’ uscito Cineforum 567. DdC;
La televisione del nulla e dell’isteria (IX). DdC;
La vignetta “Testate nucleari” è del maestro Pierfrancesco Uva.

30 settembre 2017 Macbeth di Daniele Salvo al Silvano Toti Globe Theatre Roma
Recensione a cura di Francesco Grillo

Daniele Salvo ha portato con grande successo, un intenso, carnale ed oscurissimo Macbeth al Globe Theatre di Roma.
In un'opera complessa e recitata con forza si stagliano almeno 2-3 scene assolutamente straordinarie. La scena dell'ultima cena di Re Duncan a Inverness con il suo anfitrione-traditore ed i suoi nobili mi è parsa geniale, di una potenza squassante, ed anche frutto di profonda cultura storico-religiosa sulla sacralità del re medioevale - rex sacrorum, re giusto visto come figura del Cristo Re e come Lui vittima sacrificale .. rilettura di smagliante forza iconica e culturale posta tra il re sacrificato di Frazer ed il Cenacolo leonardiano.
Ammalianti le 3 Streghe/Norne/Moire/Parche giocate in un acuto contrasto tra morte e vita con una delle 3 in avanzato stato di gravidanza: la loro opera innominabile divenuta un parto da obitorio di un cadaverico e misterioso androgino. Notevole infine la tensione della con il fantasma di Banquo (un ottimo Francesco Biscione roco, carnale, denso). Potentissima la Lady Macbeth di Melania Giglio: non fredda calcolatrice ma eroticamente invasata, dionisiaca e demonica, sensuale ed insieme mascolina, con naturalezza prima aspra ed imperiosa e poi folle.
#Macbeth pieno di spiriti demoniaci cornuti, animaleschi esseri stregoneschi sorti dall'inconscio o dal sovrannaturale -difficile distinguerli nell'inferno delle coscienze dei protagonisti. Molto evidenti, nelle presenze stregonesche ricorrenti, i ricordi di Riterna di Bergman; una presenza di temi e stilemi visionaria ieratica e potente.
Le tre streghe-Norne che sembravano ripresentarsi come tre satanici officianti bergmaniani, poi come 3 camerieri animaleschi in una cena da horror scandinavo contemporaneo. Salvo pare attento al pop ed al postmoderno, che può conpiere irruzioni anche nei classici; linguaggi necessari al contatto con il pubblico di oggi. Ed era bello vedere il Globe pieno di giovani strappati per qualche ora alla schiavitù dei cellulari appassionarsi alle vicende di un aitante ed intenso Macbeth che poteva ricordare loro un cupo capovolgimento di un Re del Nord, Rob Stark, di Game of thrones, uno di quegli Stark uccisi dal loro idealismo.
Il tutto è stato un tuffo nell'oscurità del mondo, nel Nero. Solamente nero. Un Macbeth (Giacinto Palmarini costantemente illuminato da luce nera torrenziale.
Questa oscurità (rotta solo dal buon re Duncan morituro) pare quasi una citazione per contrasto dell'altrettanto maledetto Macbeth di Polanski, che giocava invece spesso sui toni del bianco di una purezza sacrale e pronta a corrompersi.
Una "Opera al nero" sovrannaturale, buia e potente che conferma le grandissime qualità del regista.

Finisagge per MACBETH l'opera più matura di Daniele Salvo  1 Ottobre 2017 al Globe Theatre di Roma 

Macbeth senza Dio.
Macbeth senza gioia.
Macbeth senza prole.
Macbeth senza più un’anima.
Il lato oscuro che nessuno di noi osa confessare.
Macbeth che è in ognuno di noi.
Macbeth: i contagiati dalla morte.
Daniele Salvo
“La vita non è che un’ombra che cammina
Un povero attore che si dimena
e si pavoneggia per un’ora su un palcoscenico
e poi
non se ne parla più.”
William Shakespeare

NOTE DEL REGISTA DANIELE SALVO
I protagonisti del Macbeth si muovono in una notte perenne. L’ambizione divora le loro menti, le loro anime. Li contamina. Li contagia sino a farli vagare in un’oscurità senza vie d’uscita. Questa notte infinita avvolge tutti i personaggi, muta le loro convinzioni, li spinge a compiere azioni impensabili, complica le cose, inquina, cela il volto del male. La luna guida i loro destini e un’ombra invisibile muove i loro fili. L’elemento esoterico è centrale nel testo: nel Macbeth la presenza di tre “strane sorelle” è determinante nella trama. Sono loro a mostrare a Macbeth visioni del futuro e a manipolare la sua ambizione omicida in un gioco determinato da forze oscure e magia nera.
La realtà dei personaggi del dramma è continuamente attraversata da riflessi, bagliori improvvisi, miraggi, ombre, ectoplasmi. “La vita non è che un’ombra che cammina”… Macbeth arriva a dubitare persino della realtà stessa. Il tema della stregoneria era centrale nell’Inghilterra del 1600 e Shakespeare doveva certamente conoscere il trattato sull’argomento del 1597 intitolato “Daemonologie”. Shakespeare aveva certamente anche un intento lusinghiero nei confronti del Re, molto interessato ai temi della stregoneria e del soprannaturale.
Vorrei che questo lavoro avesse le caratteristiche dell’allucinazione, dell’incubo, della “fiaba marcita”: il registro onirico è fondamentale nel testo ed è necessario costruire una realtà scenica regolata dalle leggi del sogno e del sonno. Nella notte tutto può accadere: si imboccano vie sconosciute, si frequentano esseri ambigui, si può essere circuiti da strani animali, creature “manganelliane” sconosciute ai più ed è facilissimo ritrovarsi in situazioni illogiche ed impossibili. Vorrei che l’atmosfera fosse quella di un film di David Lynch con la stessa densità di immaginario: le vie colme di nebbia, le case abbandonate e dimenticate, le ombre affamate di potere, i suoni ambigui ed inquietanti. Macbeth è una storia di lotte di potere tra élite. Il corporativismo, la massoneria, il familismo, le lotte per l’assegnazione delle cariche pubbliche sono all’ordine del giorno. Il tema del testo è dunque fortemente politico.
Il mondo militare in cui si muovono i personaggi fatto di metallo, fango, sangue, senso dell’onore e virilità, è di un arcaismo quasi metafisico: è un’archeologia del futuro. I soldati del Macbeth perduti tra le nebbie delle Highlands scozzesi, ricordano gli astronauti kubrickiani di fronte al monolite di “2001 odissea nello spazio”: le decisioni e le scelte di un manipolo di uomini determinano il corso della Storia. Ma che effetti può avere su un uomo il richiamo del potere? Come può un uomo esserne trasformato al punto di divenire cieco, privo di morale e di senso comune? Il potere incide sul corpo del leader, sottoposto ad un progressivo degrado fisico e morale: Macbeth sprofonda nella sua stessa fragilità. La stanza di Macbeth fa parte di un castello “mentale”, un luogo in cui si possono materializzare i peggiori incubi. Le tre streghe sono riflesse negli specchi, dormono accanto al protagonista, sono nude nella sua vasca da bagno. La fragilità, il rimorso, la fame, il languore, la trance, l’ansia e la paura perseguitano il cuore di vetro del protagonista e non lo lasciano mai, per tutta la durata dell’opera. Il tema dell’uccisione del regnante (Re Duncan) matura in un’atmosfera di insoddisfazione generale, di frustrazione, di ribellione sopita e il rimorso in Macbeth si fa sempre più forte sino a divenire insostenibile. Il Macbeth è un capolavoro che opera un vero e proprio “sezionamento” dell’emozione umana, un precisissimo iter all’interno del cuore e della mente di un uomo che sembra destinato al vertice della società, ma che diviene invece vittima della fragilità e della manipolazione. Diviene vittima del suo stesso lato oscuro, che si fa carne in un alter ego formidabile : Lady Macbeth. Lady Macbeth è una moderna donna di potere, nevrotica, bulimica, disinvolta, pronta a tutto pur di apparire, votata al sacrificio di se stessa sull’altare del predominio politico, mantide religiosa pronta a divorare il suo maschio. Compie dei veri e propri ricatti emotivi nei confronti del marito, spinge Macbeth a tramutarsi in assassino, fa riferimenti continui alla sua virilità, alla sua potenza fisica, sprofonda nella più nera natura femminile e il suo potere su Macbeth si esplica attraverso il richiamo sessuale. Il sonnambulismo di Lady Macbeth è una geniale soluzione di Shakespeare che rende la figura di Lady ancora più ambigua ed inquietante. In questo modo, per lo spettatore, non è chiaro se le sue parole, pronunciate in stato di semi-incoscienza, riflettono il suo pentimento per le azioni commesse o piuttosto sono lo specchio di un animo divorato dalle contraddizioni, quasi posseduto da una forza estranea, che la conduce alla tragedia. Macbeth: la tragedia dell’ambizione. Macbeth: la volontà di potere e di predominio che divora tutto, che rende sterili, che annienta il nostro essere più umani, che toglie agli uomini e alle donne il senso del Tutto.

Interpreti(in ordine alfabetico)
Fleance / Figlio di Macduff/ Servo LUIGI BIGNONE
Banquo FRANCESCO BISCIONE
Malcom – Figlio di Duncan MARCO BONADEI
Ross – Nobile scozzese SIMONE CIAMPI
Lennox – Nobile scozzese ELIO D’ALESSANDRO
Primo sicario / Seyward MARTINO DUANE
Macduff – Nobile scozzese GIANLUIGI FOGACCI
Seconda strega GIULIA GALIANI
Lady Macbeth MELANIA GIGLIO
Portinaio / Medico / Soldato MASSIMILIANO GIOVANETTI
Capitano / Caithness / Sicario FRANCESCO IAIA
Terza strega FRANCESCA MÀRIA
Angus / Primo messo MATTEO MILANI
Lady Macduff / Dama / Spettro MARTA NUTI
Macbeth GIACINTO PALMARINI
Prima strega SILVIA PIETTA
Donalbain / Terzo Sicario / Menteith MAURO SANTOPIETRO
Duncan – Re di Scozia CARLO VALLI
E con:
Giovane Seyward/Soldato/Servo STEFANO DI LAURO
Seyton/Soldato/Spettro, 
CLAUDIO DI PAOLA
Servo/Soldato/Spettro, MATTEO MAGAZZU’
Servo/Soldato/Spettro SEBASTIANO SPADA
REGIA
Daniele Salvo
SCENE
Fabiana Di Marco
COSTUMI
Daniele Gelsi
MUSICHE
Marco Podda
LUCI
Umile Vainieri
FONICA
Franco Patimo
ASSISTENTE ALLA REGIA
Alessandro Gorgoni
MAESTRO D’ARMI – COMBATTIMENTI
Antonio Bertusi
ASSISTENTI VOLONTARI
Alessandro Guerra, Sebastiano Spada

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